Report
del Museo Stibbert
Il Museo Stibbert si
trova a Firenze sulla collina di Montughi ed è stata la residenza dell’omonimo Frederick
Stibbert dal 1849 al 1906: nacque in Toscana nel 1838 ma passò l’infanzia in
Inghilterra, discendeva da grandi combattenti inglesi e alla morte del padre la
madre decise di tornare a Firenze e di abitare nell’attuale museo lasciando al
giovane Frederick tutto il patrimonio sia del padre che degli zii perché unico
erede maschio.
Dedicò presto la sua attenzione alla collezione per la quale egli stesso creò grazie all’eredità che il nonno, Sir Giles Stibbert, per anni Generale dell’esercito della Compagnia delle indie e Governatore del Bengala aveva raccolto in estremo oriente e soprattutto oggetti di cultura indiana. Frederick approfittò della sua molteplice natura di finanziere internazionale, viaggiando e collezionando per quasi cinquanta anni, fino a che la morte lo cogliesse a quasi settanta anni. Il museo si snoda attraverso le passioni di Stibbert e le stanze sono state attribuite a periodi e generi ben precisi: nella Sala della Cavalcata sono raccolte diversi modelli di armature, pugnali, lance, punte, spade, speroni ed ogni strumento e armatura sono state studiate per qualsiasi situazione e movimento; in gran parte sono collocabili al cinquecento e provengono da scuole italiane, tedesche, francesi e rispondono alle esigenze della guerra o dei vari tipi di gioco guerresco. Tra una moltitudine di messaggi ( come ad esempio la collata che tiene il cavaliere in mezzo alla sala) e le varie incisioni che particolarizzano tutti gli oggetti, non sarà da meno ricordare che sopra alla porta del salone vi è posta una grande statua equestre che rappresenta la figura di San Giorgio mentre combatte con il drago e va a simboleggiare e ad onorare il patrono dei cavalieri.
Dedicò presto la sua attenzione alla collezione per la quale egli stesso creò grazie all’eredità che il nonno, Sir Giles Stibbert, per anni Generale dell’esercito della Compagnia delle indie e Governatore del Bengala aveva raccolto in estremo oriente e soprattutto oggetti di cultura indiana. Frederick approfittò della sua molteplice natura di finanziere internazionale, viaggiando e collezionando per quasi cinquanta anni, fino a che la morte lo cogliesse a quasi settanta anni. Il museo si snoda attraverso le passioni di Stibbert e le stanze sono state attribuite a periodi e generi ben precisi: nella Sala della Cavalcata sono raccolte diversi modelli di armature, pugnali, lance, punte, spade, speroni ed ogni strumento e armatura sono state studiate per qualsiasi situazione e movimento; in gran parte sono collocabili al cinquecento e provengono da scuole italiane, tedesche, francesi e rispondono alle esigenze della guerra o dei vari tipi di gioco guerresco. Tra una moltitudine di messaggi ( come ad esempio la collata che tiene il cavaliere in mezzo alla sala) e le varie incisioni che particolarizzano tutti gli oggetti, non sarà da meno ricordare che sopra alla porta del salone vi è posta una grande statua equestre che rappresenta la figura di San Giorgio mentre combatte con il drago e va a simboleggiare e ad onorare il patrono dei cavalieri.
Due sale sono state
adibite all’armeria Islamica dove si trovano armi e armature provenienti dal
Vicino e dal Medio Oriente mussulmano. Parlando di oriente bisogna ricordare l’importanza
e il simbolismo dei colori che li differenzia in base al sesso e al ruolo: la
donna prende i colori del sole mentre l’uomo quelli della luna e il guerriero
essendo una persona equilibrata li indossa entrambi. Al centro sono collocati
una serie di guerrieri islamici alcuni in sella ai loro destrieri mentre altri
sono in piedi e sono a grandezza umana. Uno delle tante cose che può affascinare
lo spettatore è l’incredibile capacità con cui sono state ambientate le diverse
sale. Le pareti della sala Moresca o Islamica sono state ornate a stucchi
bianchi richiamanti l’architettura musulmana dell’ Alhambra, analizzandoli
possiamo vedere che al loro interno sono presenti delle scritte, mentre sugli
elmi persiani e arabi possiamo ritrovare scritto “ Dio proteggimi” e sulle loro
spade “ Dio perdonami”.
Sono rimasta stupefatta
dall’eros del ‘500 che portava con se il guerriero: furono realizzate dei
ricarica fucili con sopra incise delle scene erotiche di diverse dimensioni e
fantasie.
Oltre alla vasta
collezione di armi all’interno del museo si possono trovare abiti, tappezzerie,
ceramiche e porcellane provenienti dalla Germania, Cina, Giappone e dall’Italia.
In una stanza sono state collocate le bandiere di Siena come padiglione di
guerra ma non troviamo più le originali ma ben si delle copie perché furono
realizzata in seta e dopo tanti secoli si sono decomposte.
Inoltre viene conservato
il petit habit di Napoleone I, che l’Imperatore ha indossato in occasione della
sua incoronazione a Re d’Italia e diversi cimeli ed abiti di epoca napoleonica.
Nel 1887 con l’inaugurazione
della Cattedrale di Santa Maria del Fiore lo Stibbert comprò i tessuti della
chiesa perché “sciupati” e ci allestì una sala all’interno del museo: purtroppo
molti tessuti dopo la rivoluzione furono bruciati dai cittadini perché erano filati
con l’oro e alcuni di essi non sono presenti nella collezione.
Il museo presenta una
notevole quantità di dipinti falsi ma anche originali di artisti noti e il
principale motivo è quello di ricordare allo spettatore quale fosse l’abito, l’armatura
e il pensiero del periodo a cui è stato assegnato alla sala.
Al piano terra è
presente una bellissima sala da ballo affiancata alla stanza da fumo che da sul
giardino: è stata realizzata in porcellana in modo che il fumo non si impregni
nelle mura. Il museo nei piani superiori presenta inoltre una collezione di
armature e oggetti provenienti dal Giappone come anche armi e rotoli dipinti
chiamati “ emakimono”.
La villa è stata
visitata anche da nomi prestigiosi come Oscar Wilde, Gabriele D’ Annunzio e
dalla Regina Vittoria nel marzo del 1894.
Per salvaguardarne poi
l'integrità, Frederick decise che alla sua morte avvenuta nel 1906, esso
venisse costituito in museo pubblico affidato alla città di Firenze: egli
lasciò tutto il suo patrimonio museale in prima istanza alla Nazione
Britannica, e in caso di rinuncia alla Città di Firenze che subentrò infatti al
primo legatario. Gli obblighi, puntualmente assolti, erano di mantenere le
collezioni nel luogo e negli ambienti per loro pensati e di aprire il Museo al
pubblico per la conoscenza degli studiosi e l'educazione dei giovani.
Laura
Lombardi
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