domenica 16 febbraio 2014


Report del Museo Stibbert

Il Museo Stibbert si trova a Firenze sulla collina di Montughi ed è stata la residenza dell’omonimo Frederick Stibbert dal 1849 al 1906: nacque in Toscana nel 1838 ma passò l’infanzia in Inghilterra, discendeva da grandi combattenti inglesi e alla morte del padre la madre decise di tornare a Firenze e di abitare nell’attuale museo lasciando al giovane Frederick tutto il patrimonio sia del padre che degli zii perché unico erede maschio.
 Dedicò presto la sua attenzione alla collezione per la quale egli stesso creò grazie all’eredità che il nonno, Sir Giles Stibbert, per anni Generale dell’esercito della Compagnia delle indie e Governatore del Bengala aveva raccolto in estremo oriente e soprattutto oggetti di cultura indiana. Frederick approfittò della sua molteplice natura di finanziere internazionale, viaggiando e collezionando per quasi cinquanta anni, fino a che la morte lo cogliesse a quasi settanta anni. Il museo si snoda attraverso le passioni di Stibbert e le stanze sono state attribuite a periodi e generi ben precisi: nella Sala della Cavalcata sono raccolte diversi modelli di armature, pugnali, lance, punte, spade, speroni ed ogni strumento e armatura sono state studiate per qualsiasi situazione e movimento; in gran parte sono collocabili al cinquecento e  provengono da scuole italiane, tedesche, francesi e rispondono alle esigenze della guerra o dei vari tipi di gioco guerresco. Tra una moltitudine di messaggi ( come ad esempio la collata che tiene il cavaliere in mezzo alla sala) e le varie incisioni che particolarizzano tutti gli oggetti, non sarà da meno ricordare che sopra alla porta del salone vi è posta una grande statua equestre che rappresenta la figura di San Giorgio mentre combatte con il drago e va a simboleggiare e ad onorare il patrono dei cavalieri.

Due sale sono state adibite all’armeria Islamica dove si trovano armi e armature provenienti dal Vicino e dal Medio Oriente mussulmano. Parlando di oriente bisogna ricordare l’importanza e il simbolismo dei colori che li differenzia in base al sesso e al ruolo: la donna prende i colori del sole mentre l’uomo quelli della luna e il guerriero essendo una persona equilibrata li indossa entrambi. Al centro sono collocati una serie di guerrieri islamici alcuni in sella ai loro destrieri mentre altri sono in piedi e sono a grandezza umana. Uno delle tante cose che può affascinare lo spettatore è l’incredibile capacità con cui sono state ambientate le diverse sale. Le pareti della sala Moresca o Islamica sono state ornate a stucchi bianchi richiamanti l’architettura musulmana dell’ Alhambra, analizzandoli possiamo vedere che al loro interno sono presenti delle scritte, mentre sugli elmi persiani e arabi possiamo ritrovare scritto “ Dio proteggimi” e sulle loro spade “ Dio perdonami”.

Sono rimasta stupefatta dall’eros del ‘500 che portava con se il guerriero: furono realizzate dei ricarica fucili con sopra incise delle scene erotiche di diverse dimensioni e fantasie.

Oltre alla vasta collezione di armi all’interno del museo si possono trovare abiti, tappezzerie, ceramiche e porcellane provenienti dalla Germania, Cina, Giappone e dall’Italia. In una stanza sono state collocate le bandiere di Siena come padiglione di guerra ma non troviamo più le originali ma ben si delle copie perché furono realizzata in seta e dopo tanti secoli si sono decomposte.

Inoltre viene conservato il petit habit di Napoleone I, che l’Imperatore ha indossato in occasione della sua incoronazione a Re d’Italia e diversi cimeli ed abiti di epoca napoleonica.

Nel 1887 con l’inaugurazione della Cattedrale di Santa Maria del Fiore lo Stibbert comprò i tessuti della chiesa perché “sciupati” e ci allestì una sala all’interno del museo: purtroppo molti tessuti dopo la rivoluzione furono bruciati dai cittadini perché erano filati con l’oro e alcuni di essi non sono presenti nella collezione.

Il museo presenta una notevole quantità di dipinti falsi ma anche originali di artisti noti e il principale motivo è quello di ricordare allo spettatore quale fosse l’abito, l’armatura e il pensiero del periodo a cui è stato assegnato alla sala.

Al piano terra è presente una bellissima sala da ballo affiancata alla stanza da fumo che da sul giardino: è stata realizzata in porcellana in modo che il fumo non si impregni nelle mura. Il museo nei piani superiori presenta inoltre una collezione di armature e oggetti provenienti dal Giappone come anche armi e rotoli dipinti chiamati “ emakimono”.

La villa è stata visitata anche da nomi prestigiosi come Oscar Wilde, Gabriele D’ Annunzio e dalla Regina Vittoria nel marzo del 1894.

Per salvaguardarne poi l'integrità, Frederick decise che alla sua morte avvenuta nel 1906, esso venisse costituito in museo pubblico affidato alla città di Firenze: egli lasciò tutto il suo patrimonio museale in prima istanza alla Nazione Britannica, e in caso di rinuncia alla Città di Firenze che subentrò infatti al primo legatario. Gli obblighi, puntualmente assolti, erano di mantenere le collezioni nel luogo e negli ambienti per loro pensati e di aprire il Museo al pubblico per la conoscenza degli studiosi e l'educazione dei giovani.

Laura Lombardi

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